Di Marco Gallo
La pianificazione delle tappe per ricarica alle colonnine richiede un certo livello di conoscenza tecnica e pratica di come funzionano la ricarica e le batterie. Tramite una breve analisi cercherò di rendere più chiaro e comprensibile uno dei fattori che più frena dall’acquisto e genera la cosiddetta “ansia da ricarica”.
La ricarica: una giungla incomprensibile?
Per comprendere il processo di ricarica è necessario sapere alcuni concetti di base: la differenza tra energia e potenza e tra corrente continua e alternata, semplificata ai fini della guida.
L’energia, espressa in kWh (kilowattora) è intesa come capacità immagazzinata in batteria. La potenza è invece istantanea ed espressa in kW (kilowatt) misurando soltanto un flusso, come appunto una ricarica.
Il kWh indica la capacità accumulata in 1 ora alla potenza di 1 kW. Esempio: ricaricando 30 kWh (equivalenti a circa 200 km di autonomia) a una velocità media di 80 kW, impiegherò 30 kWh / 80 kW * 60 minuti = circa 23 minuti.
In questo ambito, è fondamentale conoscere la differenza tra colonnine di ricarica in corrente continua (DC) o alternata (AC): in sintesi, le colonnine DC sono chiamate “rapide” o “ultra rapide”, mentre quelle AC si limitano a “lente” o “medie”. Solitamente le colonnine AC (riconoscibili perché di piccole dimensioni) ricaricano a una potenza fino a 22 kW (quella effettiva può variare di molto a seconda delle auto, spesso limitate a 6,6 kW o 11 kW), impiegando dalle 2,5 alle 10 ore per ricaricare quasi completamente una batteria da 50 kWh (equivalente a circa 350 km di autonomia nel ciclo misto). Le colonnine in DC (di grandi dimensioni), invece, possono garantire dai 50 ai 300 o più kW di potenza (anche in questo caso dipendenti, oltre che dalla colonnina, dalla potenza massima di ricarica dell’auto e della curva di ricarica), riuscendo a ricaricare la stessa capacità in un lasso di tempo compreso tra 10 minuti e un’ora.
La curva di ricarica
Quando si ricarica un’auto, è importante sapere che la potenza di ricarica non è sempre costante nel tempo. Può variare, oltre che in base alla potenza della colonnina, a seconda di temperatura, potenza massima e capacità della batteria del singolo modello di auto, ma soprattutto in base allo stato di carica: sotto il 50% di capacità della batteria, la ricarica avviene a una potenza prossima al massimo, mentre andare oltre quel livello comporta un graduale ma significativo abbassamento della potenza.
È quindi meglio ricaricare entro l’80% non solo per evitare un maggior degrado della batteria, ma anche durante i lunghi viaggi.
Così facendo è necessario fermarsi leggermente più spesso, ma le singole fermate durano molto meno: il tempo complessivo di ricarica è minore.

Esempio di una curva di ricarica (Credit: Greenmove).
La ricarica nella pratica: come procedere? E come si paga?
Una volta parcheggiata l’auto accanto alla colonnina, il procedimento per ricaricare è piuttosto semplice: si apre l’app di ricarica che si desidera e si crea un account inserendo le proprie informazioni di pagamento e di fatturazione (sempre meglio inserirle prima di quando si va a caricare per evitare di perdere tempo). Con l’aiuto della localizzazione si seleziona la colonnina desiderata. A quel punto è sufficiente avviare la ricarica dall’app e collegare la presa (Tipo 2 per la AC, CCS 2 per la DC o CHAdeMO per alcune specifiche auto). Completata l’autodiagnosi, che prevede la comunicazione tra la colonnina e il software dell’auto, la ricarica si avvierà. Dalla stessa app si potrà quindi controllare la velocità di ricarica e il tempo trascorso. Quando si intende fermare la ricarica, si ferma dall’app dell’operatore (è possibile anche da remoto) oppure da quella della casa madre dell’auto o anche dall’auto stessa: dopo pochi secondi si potrà staccare il connettore dalla presa dell’auto e riattaccarlo alla colonnina. L’app visualizzerà inoltre il totale dovuto e l’energia totale prelevata, a pagamento già effettuato.
E con la pioggia, o un temporale?
Questa domanda è sicuramente legittima, data la natura della tecnologia. I dispositivi di ricarica, colonnine, cavi, connettori e batterie delle auto, sono tutti impermeabili, progettati e certificati per poter funzionare in modo sicuro anche col maltempo. In ogni caso è sempre meglio essere cauti in caso di temporali violenti, magari avviando la ricarica successivamente in condizioni più sicure e assicurandosi che l’interno del connettore non sia bagnato. Non si sono comunque mai registrati casi di folgorazione o danni a persone: i sistemi di ricarica si avviano solo dopo aver verificato la sicurezza della connessione e interrompono il flusso in presenza di sovratensione.

Auto in ricarica sotto la pioggia (Credit: Vaielettrico)
(Parte seconda – continua…)
Fonti: Greenmove – curva di ricarica
Vaielettrico – ricarica sotto la pioggia

