Guida (completa) all’auto elettrica: autonomia e rete di ricarica

di Marco Gallo

Per chi non è del settore, in questa guida spiegherò tutti i fondamentali necessari per affrontare un viaggio in auto elettrica: qualcosa che potrebbe sembrare arduo e scomodo, ma che invece può rivelarsi un’esperienza gradevole. Domande e risposte da un utilizzatore di auto elettrica (cinese!) per sfatare i falsi miti sull’elettrico e divulgare quanto questa tecnologia sia valida già oggi, nonostante gli ampi margini di miglioramento.

Risposta breve: , e anche senza troppi problemi, se si hanno le giuste conoscenze e si è disposti ad essere maggiormente flessibili nei tempi di viaggio.

Al momento, una delle principali lacune della tecnologia è la limitata autonomia delle batterie. Questo perché, nonostante gli enormi progressi della tecnologia in soli 10 anni, le batterie sono ancora ben lontane dal raggiungere la densità energetica dei normali carburanti (ovvero contengono molta meno energia a parità di peso), e sono quindi richieste batterie voluminose e pesanti per poter garantire un’autonomia accettabile, arrivando ad accumulatori da centinaia di kg che occupano quasi l’intera superficie dell’auto, sotto il pianale.

Una tipica auto elettrica di fascia media arriva a 350-500 km di autonomia (o anche di più in base all’allestimento scelto), che solitamente scendono in modo più o meno significativo nei percorsi ad alta velocità (maggiore di circa 100-110 km/h, a causa dell’esponenziale incremento dei consumi) o in salita, a seconda dello stile di guida, come d’altronde accade anche nelle auto a combustione interna (ICE).

Bisogna quindi prima di tutto fare molta attenzione ai consumi e prevedere un certo margine d’errore, mantenendo sempre la carica della batteria sopra un livello accettabile (una cinquantina di km di autonomia, specialmente per i meno abituati).

A seconda del proprio stile di guida e dei consumi dell’auto guidata (in questo esempio una MG4 Standard con batteria da 51 kWh, da 350 km di autonomia dichiarata), si potranno stimare, anche con una buona precisione, le massime distanze percorribili prima di doversi fermare in una stazione di ricarica. È possibile inoltre scegliere se fare poche fermate più lunghe o più fermate brevi: la seconda opzione non solo dà più sicurezza perché l’autonomia residua rimane alta in qualsiasi momento del viaggio, ma risulta anche più comoda, dato che permette di sfruttare meglio il tempo mentre l’auto è in ricarica.

Un esempio pratico: con una MG4 e uno stile di guida tranquillo ad una velocità media di 100 km/h in autostrada, il consumo medio è di circa 15-16 kWh ogni 100 km. Questo significa che, approssimando, è teoricamente possibile percorrere circa 340 km a batteria completamente carica (51 kWh / 0,15kW/km = 340 km). Per effettuare ricariche alla massima velocità e rimanere tranquilli in caso di imprevisti, il tipico intervallo di ricarica è 20-80% (alternativamente, per una maggior velocità di ricarica, 10-70%). Basterà quindi trovare una colonnina ogni 200 km circa per poter viaggiare senza problemi.

Solitamente non è necessario calcolare l’autonomia manualmente, perché il computer di bordo (spesso chiamato “indovinometro”) stima automaticamente l’autonomia residua in base ai consumi più recenti, permettendo una pianificazione più semplice.

Esistono però delle eccezioni: nei percorsi con elevati dislivelli, man mano che si prosegue il percorso, l’autonomia calcolata dall’auto viene regolata in base alla tendenza di consumo, ma è sempre opportuno calcolare manualmente l’autonomia al netto di consumi che saranno ovviamente maggiori in salita e minori in discesa.

Schermo con stima di autonomia e consumi di una MG4

E se la colonnina di ricarica non funziona/è occupata/è inagibile o la ricarica non parte?

Per i possessori di auto elettriche la migliore pratica è sempre quella della pianificazione: mantenere la batteria sopra un livello accettabile, in modo tale che, nel relativamente raro caso di non poter ricaricare, si possa contare sulle colonnine più vicine. Si possono solitamente trovare entro un raggio di 20 km fuori dai grandi centri, nelle immediate vicinanze se si è in città, oppure alla successiva area di servizio se si è in autostrada.

Solitamente, nell’ambito di un viaggio è facile trovare una colonnina sul percorso, senza dover deviare per ricaricare. Soprattutto per chi è alle prime armi fare affidamento su app di pianificazione e di navigazione diventa particolarmente importante per ridurre il più possibile eventuali ritardi e disagi.

All’inizio può sembrare una condizione limitante e poco pratica, ma una volta presa confidenza col sistema l’impatto sarà minore di quanto si possa pensare.

Estensione dell’infrastruttura di ricarica: è sufficiente?

Per chi fosse in dubbio sull’acquisto di un’auto elettrica per timori sul numero di punti di ricarica (o abbia la cosiddetta “ansia da ricarica”), si può dire che le colonnine ci sono, e in autostrada è ancora più comodo ricaricare, con reti apposite, diffuse e con potenza anche sopra i 150 kW. I timori sono per la maggior parte infondati e legati a condizioni passate, visto che in 2 anni, dal 2022 al 2024, il numero di colonnine è raddoppiato, mentre sulle autostrade è aumentato di oltre 6 volte. E non si tratta, come molti pensano, di un aumento da un numero esiguo a uno ancora non adatto: in Italia c’è infatti uno tra i più alti tassi di colonnine in Europa per auto elettrica circolante. In autostrada, poi, quasi la metà delle stazioni di servizio è dotata di infrastrutture di ricarica.

Dal 2024 al 2025, inoltre, il ritmo delle installazioni è rimasto sostenuto, nonostante un rallentamento dovuto a una rete che sta diventando sempre più capillare e addirittura sovradimensionata rispetto al numero di auto elettriche circolanti.

È interessante notare che il maggior incremento nel numero di colonnine è stato nella fascia delle “veloci”, ovvero tra 50 e 150 kW, soluzione che rappresenta un buon compromesso tra velocità di ricarica e sostenibilità economica, essendo meno costose da installare rispetto alle ultraveloci.

Una delle lacune più rilevanti è la relativa scarsa diffusione di colonnine veloci al Sud Italia, problema che si aggrava a sud della Campania, che rende necessaria una pianificazione più precisa e meno flessibile; oltre al moderatamente diffuso fenomeno dell’occupazione abusiva dei posti di ricarica da parte di mezzi non in carica o addirittura ICE, più tipico dell’Italia che di altri Paesi europei.

Tempi di viaggio: un incremento eccessivo?

A causa dei tempi di ricarica e del numero di fermate necessarie, un viaggio in auto elettrica risulterà sempre più lungo rispetto a uno con auto a combustione.

Ma la domanda è: di quanto più lungo? L’aumento è molto meno drammatico di quanto vari media di parte (rappresentativi dei cosiddetti “no-watt”) proclamano.

Facciamo una stima prudente: considerando una fermata della durata di mezz’ora (la velocità di ricarica media di circa 65 kW considerata nell’esempio è sotto la media: la MG4 Standard è una delle elettriche con la potenza massima di ricarica più bassa del suo segmento, ovvero 88kW contro anche gli oltre 120kW di altre) ogni 200km (percorsi ad una velocità media di 100 km/h), la durata del viaggio si allunga del 20-30% (2 ore e mezza contro 2 ore). Quindi, ad esempio, un viaggio di 6 ore diventa di circa 7 ore e mezza in elettrico.

Si tratta di un incremento rilevante, ma comunque non significativo abbastanza da compromettere un viaggio, rendendo semplicemente necessaria una buona pianificazione e un minimo di flessibilità.

Si possono prevedere soste per ricarica in luoghi di interesse o turistici, oppure in luoghi strategici come un ristorante, un supermercato, un negozio o una sistemazione per la notte, in modo tale da ricaricare nel mentre, anche se non sempre è possibile trovare un punto di ricarica comodo e vicino.

Vale la pena considerare che in un tipico viaggio in macchina sono in ogni caso previste soste di pausa in stazioni di servizio: dato che la ricarica coincide con la sosta, il viaggio si allunga in realtà meno di quanto ci si aspetterebbe (prendendo l’esempio di prima, magari di 40 minuti invece che di un’ora e mezza).

Fonti: Motus-e – infrastruttura di ricarica in Italia

(Parte prima – continua…)

L'autrice / autore