Ecco cosa dicono gli ultimi dati
Di Anastasia Ghezzi
La Giornata mondiale della libertà di stampa è stata istituita dall’ONU per rimarcare l’importanza di un’informazione indipendente. Viene celebrata il 3 maggio per promuovere iniziative mirate a difendere la libertà di stampa.
Secondo l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani, emanata nel 1948, ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione, il quale include la libertà di opinione e informazione senza frontiere.
Nonostante ciò, la libertà di stampa in tutto il mondo è minacciata proprio da coloro che dovrebbero esserne i garanti: le autorità politiche.
Ogni anno, Reporter Senza Frontiere (RSF) stila una classifica dei Paesi in cui l’attività giornalistica è sottoposta a limitazioni o censure. Questo studio si basa su cinque indicatori: politica, economia, caratteristiche socio-culturali, legislatura e sicurezza. Lo scorso anno è stato quello politico a registrare il calo maggiore, con una media globale di 7,6 punti.
La guerra in Medioriente non ha aiutato, a causa del numero da record di violazioni contro i giornalisti e i media negli ultimi 12 mesi: più di 100 reporter palestinesi infatti sono stati uccisi dalle forze di difesa israeliane, di cui almeno 22 mentre erano in servizio.
Stando all’Indice mondiale sulla libertà di stampa prodotto da RFS, nel 2024 l’Italia è scesa di 5 posizioni rispetto all’anno precedente e, attualmente, si trova al 46° posto, su 180.

Un po’ di storia
Da sempre la parola scritta liberamente fa paura a chi detiene il potere perché sviluppa un pensiero critico e autonomo.
Così, vengono distrutti i libri scomodi: già nel II secolo il pretore romano Quinto Petilio Spurino fece bruciare pubblicamente le opere cristiane, perché ritenute pericolose.
Nel 1522 con la pubblicazione della Bibbia in volgare, venne tolto il monopolio dell’interpretazione al clero. La reazione della Chiesa fu l’Index librorum prohibitorum, l’indice dei libri proibiti, nel quale, dal 1559, vennero indicate le letture che ogni cattolico avrebbe dovuto evitare.
Mussolini nel 1926 definì il libro come “strumento di imperialismo culturale” e nel 1934 ordinò il sequestro di Sambadù, amore negro, con l’accusa di “oltraggio alla dignità della razza”: la copertina ritraeva un uomo di colore e una donna bianca che si abbracciano.
Il 10 maggio del 1933 la Germania nazista diede alle fiamme migliaia di libri, 25 mila nella sola Berlino.
Anche l’URSS non è stata da meno, i titoli ritenuti ostili al comunismo vennero censurati e venne stabilita una pena fino a sette anni di carcere per possesso e diffusione dei libri proibiti.
Anche la Cina invita a evitare otto argomenti sensibili: democrazia, separazione dei poteri, ritratti degli alti funzionari di partito e dei loro familiari, autodeterminazione dei popoli e le “tre T”, ovvero Tibet, Taiwan e Tienanmen, da censurare senza appello.
Alcuni consigli di libri
Ecco alcuni consigli di libri sull’argomento.
- Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi.
Lisbona, 1938. Siamo agli albori della dittatura di Salazar. Il protagonista Pereira è un giornalista che cura una pagina culturale, un uomo solitario e abitudinario. Ѐ un uomo che si tiene in disparte e che non si mescola alla vita politica che sta sconvolgendo il suo Paese. Un giorno però, a causa di un incontro inaspettato, sarà costretto a cambiare il suo pensiero e il suo modo di vivere. Pereira si ribella grazie alla parola. Se prima vedeva la letteratura come un rifugio dalla realtà, adesso la interpreta come uno strumento per intervenire in essa.
Così, come il personaggio attraversa il suo arco di trasformazione nella storia, anche il romanzo di Tabucchi si trasforma, ponendo una riflessione sul ruolo sociale di chi scrive e diventando al contempo un manifesto politico letterario.
- Lo scrittore senza nome. Mosca, 1966. Processo alla letteratura, di Ezio Mauro.
Andrej Sinjavskij e Yulij Daniel’ furono due scrittori russi che sfidarono il regime sovietico pubblicando i loro libri in Occidente con gli pseudonimi di Abram Terz e Nikolai Arjak. Per questo, furono arrestati dal Kgb e nel ’66 giudicati in un processo che diventò uno scandalo mondiale, il primo dopo la caduta di Chruščëv e delle illusioni riformiste. Vennero condannati rispettivamente a cinque e sette anni di carcere e lavoro forzato nel gulag. Successivamente il potere sovietico condannò Sinjavskij all’esilio, mentre Daniel’ restava confinato in patria. Sinjavskij viveva a Parigi, insegnava alla Sorbona e i suoi libri dovettero fermarsi al confine dell’Urss. Yulij tornò a Mosca ma non svolse più alcuna attività sospetta. Sui loro nomi calò un’ombra. Tutto questo, per colpa di due libri.
- Trilogia della libertà, di George Orwell.
Sotto questo titolo, Orwell raccoglie le sue tre opere fondamentali in cui c’è una fusione tra letteratura e politica che è per lui, il “più potente e più affilato modo di vedere le cose”. In Omaggio alla Catalogna Orwell racconta una guerra civile dentro un’altra guerra civile, descrivendo le illusioni rivoluzionarie di Barcellona prima dell’avvento di Stalin. La fattoria degli animali dimostra con efficacia come le rivoluzioni possano degenerare in una dittatura oligarchica feroce e ingiusta. In 1984 prende forma l’incubo di angoscia, paura e tormento che un regime di terrore induce nelle sue vittime. Grazie a questi tre romanzi distopici Orwell riesce a innalzare un insuperato monumento alla libertà e all’onestà intellettuale.
- Proteggi le mie parole, di Sergej Bondarenko, Giulia De Florio e l’Associazione Memorial.
In questo testo sono stati raccolti 25 discorsi di prigionieri politici russi pronunciati tra il 2017 e il 2022. Sono discorsi molto diversi tra loro, ma tutti sono testimonianza di una Russia che, anche se sottoposta all’oscurantismo, resiste e lotta facendo sentire la propria voce con la volontà di rompere il silenzio della violenza di Stato.
- Leggere Lolita a Teheran, di Azar Nafisi.
Dopo la rivoluzione di Khomeini, mentre le strade di Teheran erano teatro di violenze, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell’impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui agli occhi dei sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d’amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.
- Bruciare libri, di Richard Ovenden
Questo libro è una storia che parte da Assurbanipal e arriva fino ad oggi. La memoria, infatti, e la sua conservazione, nascono con le prime civiltà, ma non sono mai state neutrali. Già il re assiro faceva della sua biblioteca un segno e uno strumento di potere. Ma ancora meno neutrale è l’atto del distruggere: i roghi nazisti di libri ne sono l’esempio più celebre. Ma c’è un altro modo, meno plateale, per cancellare un patrimonio: non prendersene adeguata cura. La trasmissione delle idee, la certezza del diritto, la ricostruzione della storia dipendono da biblioteche e archivi, ma soprattutto da chi li ha protetti.
Questo libro è un manifesto in difesa dei luoghi che conservano la cultura, un omaggio agli uomini che hanno creduto, spesso a caro prezzo, nella loro funzione essenziale per la società.
- Fahrenheit 451, di Ray Bradbury.
In un mondo dominato dalla tecnologia, in cui leggere è vietato per legge, ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli. Il mondo è dominato da una dittatura ferrea e onnipresente grazie alla televisione e alla cancellazione forzata della cultura. Il titolo si riferisce alla temperatura alla quale la carta prende fuoco.
Guy Montag, il protagonista, è un pompiere che ha il compito di bruciare con il cherosene libri, giornali e riviste conservati illegalmente. Recuperando lentamente un senso morale umano, Montag si ribella e riesce a fuggire. Insieme ad altri uomini – ognuno dei quali impara a memoria un libro – Montag intraprende un lungo viaggio verso la consapevolezza e la costruzione di un mondo in cui la memoria torni ad avere valore.
L'autrice / autore
Non ho talenti speciali, sono solo “appassionatamente curiosa”, direbbe Einstein se fosse al mio posto.
Tra le colline della maremma grossetana, ho sempre trovato un rifugio nei libri. Le emozioni degli autori attraversano le loro penne, mi sento più vicina a loro ed è così che ho imparato a conoscere veramente il mondo.