L’insicurezza alimentare: l’esempio del modello americano

Nei paesi poveri ingrassano i ricchi. Nei paesi ricchi ingrassano i poveri. Alla base di questa contraddizione c’è un problema culturale e discriminatorio

Di Edoardo Vianello (Livorno)

Svariati mesi fa il ministro dell’agricoltura Lollobrigida alzò un polverone mediatico dopo aver dichiarato che in Italia spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi. 

In quell’occasione, il ministro comparava l’alimentazione italiana a quella statunitense, evidenziando come nel nostro Paese i più poveri a volte acquistano direttamente dal produttore merce di qualità, mentre dall’altro lato dell’Atlantico c’è una divaricazione sociale più netta tra chi mangia bene e chi invece si deve accontentare di prodotti confezionati. 

Rispetto agli Usa, l’insicurezza alimentare nelle famiglie è in fase decrescente: lo rassicura il rapporto dell’ISTAT che sottolinea il calo dal 1,7% del 2021 all’1,3% del 2022.

Nonostante ciò, i dati del 2021 dell’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) ci dicono che solamente il 18,8% degli italiani ha una alimentazione adeguata, e una delle cause è proprio la povertà. 

Andando però a dare uno sguardo all’America, che è uno dei paesi da cui abbiamo importato molte abitudini alimentari, la nostra situazione – almeno per ora – ci risulterà meno allarmante.

Negli Stati Uniti mangiare sano e tenersi in forma è sempre più complicato ed un privilegio per pochi. Larghe fette di popolazione sono costrette a percorrere chilometri su chilometri per procurarsi del cibo fresco, sano e naturale, ma molto costoso, mentre in un solo isolato si possono imbattersi in decine di fast food decisamente più economici. 

Per molti statunitensi facenti parte dei ceti più poveri i cibi ultra processati , sono, difatti, l’unica opzione. Secondo le ultime stime nazionali il 41,9% degli adulti americani soffre di obesità, mentre nel 1990 la percentuale era limitata all’11%. Anche tra i giovani la situazione è preoccupante: negli under 20 siamo al 19,7% ed il fenomeno è in crescita.

Sono 19 gli stati americani che hanno una percentuale del 35% o superiore, tra cui il West Virginia, l’Alabama e il Kentucky che arrivano addirittura al 40%. Una studio datato 2019 pubblicato sul New England Journal of  Medicine prevede che entro il 2030 circa un americano su due sarà obeso, la percentuale di obesità salirà al di sopra del 50% in 29 stati e non scenderà al di sotto del 35%. 

La dieta generale degli americani non segue le linee guida della Dietary Guidelines for Americans messa a disposizione ogni cinque anni dalla USDA – il dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti d’America -, un compendio di informazioni che dovrebbe educare la popolazione ad una alimentazione sana ed equilibrata. 

Su un massimo di 100 punti, cioè una dieta che segue perfettamente la guida, gli americani ricevono un 58 secondo i sondaggi del 2015. 

Per trovare la causa della mancanza di cibi sani bisogna studiare i contesti, le condizioni sociali e i luoghi in cui gli americani lavorano, studiano e passano il loro tempo libero. E proprio questi contesti non consentono di avere a disposizione degli alimenti freschi, basti pensare alle mense dei campus e nelle school canteen, dove zuccheri, conservanti e grassi regnano sovrani. Inoltre, non esistono i supermercati come noi li concepiamo, sia nelle zone rurali che urbane. Questo problema è noto con il nome di “food desert” e si verifica quando l’accesso ai supermarket (quindi ad una spesa variegata) è fortemente ristretto o addirittura impossibile. Si definisce tale una zona basandosi su due criteri: l’accesso, cioè se almeno il 33% della popolazione di quel territorio abita a più di 1,5 chilometri da un supermercato; il reddito, quando a livello familiare è inferiore all’80% alle medie statali.

I fast food, i grocery stores e i discount, al contrario, pullulano in ogni dove riempiti di cibi ultra processati e bevande zuccherate. Un altro movente della malsana alimentazione delle fasce meno abbienti e di alcune etnie è la discriminazione e la segregazione razziale. 

A parità di condizione economica, i quartieri a prevalenza ispanica e afroamericana hanno una disponibilità molto più bassa di grossi supermercati rispetto ai quartieri a prevalenza bianca. 

Più il tasso di povertà è alto, più aumentano discount e grocery stores e diminuiscono i supermarket. Diversi studi hanno infatti dimostrato delle correlazioni tra il tasso di obesità e il reddito pro capite, scoprendo un paradosso alquanto bizzarro: nei paesi in via di sviluppo, ad un aumento del reddito corrisponde un aumento della massa grassa tra la popolazione, mentre nei paesi industrializzati hanno più probabilità di sviluppare una condizione di obesità i ceti più poveri. 

L'autrice / autore

Vivo intrappolato in un circolo vizioso fatto di libri, fumetti e cinema. Cerco ispirazioni nella storia della politica e nella politica dentro la Storia. Per i problemi più grandi di me, mi affido alla Filosofia.

Livorno