di Lavinia Mocanu
L’Antico Ristorante Paoli aprì le sue porte nel 1827 e da lì non si sono mai chiuse. Tutto inizia in via dei Tavolini, tra le bancarelle che vendevano lana e seta. A raccontarcelo è Carmine Bellino, general manager del ristorante, che ci ha rivelato una storia plurisecolare. “Il signor Paoli inventò quella che oggi noi possiamo definire la pausa pranzo, che era qualcosa di molto semplice e tradizionale che riguardava pane, fagioli e un bottino di vino”; quindi il Paoli nasce come pizzicheria, ossia negozio che vende prodotti tipici. Con il tempo il locale è stato ampliato e tra la fine del ‘800 e gli inizi del ‘900 Carlo Coppedè e Galileo Chini realizzarono gli affreschi che caratterizzano il ristorante. Tra i più importanti ci sono i 3 che raffigurano delle scene del Decameron e la Sala della Rose. Inoltre sotto gli affreschi ci sono le ceramiche Cantagalli, quasi uniche al mondo, che raffigurano gli stemmi di tutti i Comuni toscani prima dell’Unità d’Italia. Visto la sua lunga storia, il Paoli ne ha viste tante e il momento peggiore è stato quando il ristorante si riempì di fango a causa dell’alluvione del ’66.
Ovviamente ci sono stati anche momenti migliori, in particolare quando figure di spicco tra cui Charlie Chaplin, Giacomo Puccini e il fedelissimo Carlo Collodi si fermavano a pranzo o a cena. Inizialmente il menù era caratterizzato da piatti poveri della cucina toscana, non si mangiava la bistecca, che era un piatto per ricchi, ma si preferiva il peposo, di cui Carmine ci ha svelato un aneddoto più che fiorentino; infatti durante la costruzione della cupola del Brunelleschi, gli operai non si potevano permettere di scendere a mangiare perché poi avrebbero perso troppo tempo, quindi pranzavano sulla cupola con delle terrine, piatti di terracotta, che contenevano la carne con pepe, il peposo. Ovviamente il menù con il tempo si è evoluto e i piatti forti ad oggi sono 3: la semplicissima pasta e fagioli, uno dei primissimi piatti del ristorante, ad oggi inusuale che avvicina l’ospite alla tradizione fiorentina, il tartufo e la carne.
Il Paoli non è solo un ristorante e chi lo gestisce lo sa bene. Per garantire la migliore delle esperienze, oltre che a cenare tra i meravigliosi affreschi con ottimo cibo, c’è la possibilità di spedire una cartolina con francobollo in tutto il mondo per poter avere un ricordo tangibile dell’esperienza. Inoltre c’è anche il libro degli ospiti, pieno di firme, disegni e ricordi di un tempo a noi sconosciuto che ci sembra più vicino che mai. Il libro e gli affreschi sono stati digitalizzati e restaurati, per poter accedere più facilmente alle informazioni sulle storie degli affreschi, per conoscere gli ospiti illustri e per far si che si preservino col tempo. Il fondo fa parte del gruppo della Trattoria dell’Oste, rinomato per la sua carne, di cui fa parte anche il ristorante il Grande Nuti, famoso per la sua pasta. Carmine ci ha rivelato che lui e il suo gruppo hanno rilevato il fondo del Paoli per la sua unicità ed autenticità, ma anche per la sua atmosfera piacevole e accogliente, che tra poco festeggerà i suoi 200 anni di attività con grandi eventi. Oltre a lui, abbiamo intervistato Mioara Daniela Paralescu, una dei manager del ristorante, che ci ha detto che il Paoli non è un ristorante turistico nonostante la maggior parte dei clienti, circa l’80%, siano turisti. Ciò perché l’anima del ristorante non è mai cambiata, si è sempre mantenuta la sua autenticità, semplicità ed eleganza ed ogni dettaglio parla del passato. “Per noi è un onore essere custodi di questo patrimonio e protagonisti del suo presente”.
L'autrice / autore
Fiorentina d’adozione, sono appassionata di storia, arte, letteratura e psicologia e adoro i film e le serie tv. Spesso penso troppo e occasionalmente dò consigli di vita. Leggo per imparare, scrivo per informare.


