Il racconto sincero del difficile passaggio dalla scuola media superiore all’università, passando dall’esame di maturità alla scelta (mai facile) di come proseguire
di Gaia Faraboschi
Lo scorso luglio ho affrontato la tanto attesa e temuta maturità, che, a dirla tutta, non è stata poi così mostruosa come tutti cercano di farla passare. Anzi, è stato un momento di gratitudine e orgoglio: sono riuscita a sostenere un orale che rappresentasse a pieno la mia persona e l’impegno messo nello studio, soprattutto nell’ultimo anno. Ero circondata dai professori che mi avevano guidato in questo percorso e dalle persone che mi vogliono bene, che sono rimaste al mio fianco per tutto il tempo. Dopo quell’ora, volata via come fossero dieci minuti, erano ancora lì fuori dall’aula ad aspettarmi, pronti ad accogliermi a braccia aperte e a condividere con me quel momento così importante, che chiudeva un grande capitolo e ne apriva uno nuovo.
L’ultimo anno di liceo non è stato una passeggiata, questo lo devo ammettere. Anche se l’esame di stato non è impossibile da superare, è difficile non provare almeno un po’ d’ansia, senza contare tutti gli altri impegni che caratterizzano la quinta: il capolavoro, la preparazione del PCTO da presentare, le invalsi, i crediti, le ore di orientamento e soprattutto la scelta dell’università. Sì, perché, come se non ci fossero già abbastanza cose da gestire, siamo anche chiamati a compiere una delle decisioni più importanti per il nostro futuro: cosa voglio fare il prossimo anno? Qual è la mia strada?
Non è facile capirlo. Io stessa, inizialmente, non avevo la minima idea di cosa scegliere o anche solo da dove partire a guardare. Sono stata ad alcuni open day e dopo molte ricerche sui vari siti universitari, ad agosto mi sono finalmente iscritta alla triennale in scienze politiche a Pisa. I dubbi, però, non erano di certo spariti. Avevo frequentato per cinque anni un liceo di scienze applicate e ora avevo deciso di cambiare completamente strada. A mio parere la certezza assoluta, in questi casi, è difficile da avere, c’è bisogno di aspettare finché non si entra effettivamente a contatto con le materie.
Finita l’estate, è arrivato il momento di iniziare questa nuova vita: stringere nuove amicizie, diventare più indipendente, gestire lo studio in autonomia e immergermi nel magico mondo universitario, dove finalmente potevo studiare ciò che mi interessava e che avrebbe potuto rappresentare la mia carriera futura. Ma qualcosa non è andato come speravo. Ho iniziato a frequentare le prime lezioni e sono andata nel panico: le aule erano enormi, i professori difficili da seguire, ognuno stava per conto proprio. Ho iniziato a provare una sensazione orribile nel petto, opprimente, la mattina non avevo nemmeno voglia di alzarmi per prendere il treno. Tutti mi chiedevano: “Allora, come sta andando l’università?” ma io non sapevo mai cosa dire, avrei solo voluto scoppiare a piangere. Mi mancavano i miei professori con cui potevo scambiare due parole, le amiche che vedevo ogni mattina, la routine a cui ero abituata, i corridoi di quel liceo che era stato il mio piccolo mondo per cinque lunghi anni. Era tutto finito, ormai solo un ricordo; era arrivato il momento di crescere e andare avanti con la mia vita.
Non avevo capito quanto il cambiamento mi avrebbe scossa. Il sistema universitario è completamente diverso da quello scolastico e, per quanto abbia i suoi pregi, non è tutto rose e fiori come tanti mi avevano fatto credere. I primi mesi sono stati pesanti: vedevo tutto nero, non facevo altro che pensare a quanto mi mancasse il passato, a come avrei voluto poter riavvolgere il nastro, mentre tutti intorno a me sembravano perfettamente a loro agio. Cercavo di contattare i miei vecchi compagni di classe ma venivo liquidata via con qualche “tutto bene grazie”. Erano andati avanti. Perché io non ci riuscivo? Cosa c’era di sbagliato in me? Avevo scelto la facoltà sbagliata? E se scienze politiche non fosse la mia strada?
C’è stato chi ha iniziato a dubitare della mia scelta e della mia capacità di affrontare l’università, e ne stavo dubitando anch’io: anche se a lezione ascoltavo volentieri e mi interessavano gli argomenti trattati, ormai non riuscivo più a vedere il lato positivo in niente di quello che facevo. Ho smesso di uscire per un po’, non volevo sentire quanto le nuove vite dei miei amici fossero fantastiche, quali intriganti persone avessero conosciuto, quali meravigliose materie stessero studiavano o quanto si trovassero bene nelle loro università, mentre io mi sentivo intrappolata in quello stupido limbo. Non mi andava neanche di parlarne, tanto nessuno avrebbe capito; ero l’unica che se avesse potuto sarebbe tornata subito al liceo. Mi sentivo minuscola e sola.
Adesso sono passati dei mesi da quel primo giorno di università, dall’inizio di quel periodo buio che mi ha risucchiata in un vortice di negatività da cui pensavo di non uscire più. Ho finito la sessione invernale e ho superato tutti e tre gli esami del primo semestre con ottimi voti, ma soprattutto con una nuova mentalità. Ho finalmente capito che ciò che ho provato è stato lecito: non c’era nulla di sbagliato nel sentire la mancanza delle persone e dei luoghi a cui ero così affezionata e, soprattutto, non c’era nulla di male nell’aver avuto bisogno di più tempo rispetto agli altri per adattarmi a questa nuova realtà e ricominciare. Ma cosa mi ha fatto aprire gli occhi? La stanchezza. Con l’arrivo dell’anno nuovo mi è capitato di guardare vecchie foto, ripercorrere vecchi ricordi, ho visto il sorriso che avevo fino a qualche tempo fa, prima della maturità, una luce diversa negli occhi, che piano piano, andando avanti con le foto e i video della galleria del mio telefono, andava svanendo. Mi sono stancata di vedermi chiusa dentro una gabbia e mi sono promessa che avrei cercato di rimettere insieme i pezzi uno per volta. Mi mancavano le mie migliori amiche, mi mancava uscire e farmi due risate, leggere un libro con spensieratezza, andare al cinema a vedere un film, scrivere. So che può sembrare assurdo ma l’aver vissuto talmente male quel cambiamento aveva colorato di nero tantissime altre cose della mia quotidianità; dovevo cambiare come vedevo le cose.
Non ho perso tutto ciò che avevo prima: le amiche che vedevo a ricreazione o all’entrata ora le incontro in stazione o in biblioteca per studiare, i miei vecchi professori e quella scuola a cui tengo tanto sono sempre lì, e posso andarli a trovare ogni volta che voglio. Anzi, adesso posso camminare per quei corridoi senza l’ansia per un’interrogazione di fisica o una verifica di storia. Sto iniziando a conoscere nuove persone all’università, ad abituarmi a questo nuovo sistema, a capire che un esame si prepara diversamente da una verifica e che ci vogliono diversi metodi di studio. Ma queste sono cose che nessuno ci può insegnare, dobbiamo buttarci e provare, e se non va alla prima, andrà alla seconda o alla terza. Sto cominciando ad apprezzare alcuni aspetti di questo nuovo mondo. Ho imparato che non tutti sono destinati a rimanere a lungo al mio fianco, chi ci tiene davvero mi ha aspettato, chi non l’ha fatto lo sto lasciando andare.
Le dinamiche sono cambiate, ma io sono la stessa Gaia di prima, solo con qualche consapevolezza in più. Il cambiamento è spaventoso, soprattutto per chi come me si affeziona velocemente ed è continuamente vittima della nostalgia. Non tutto va sempre secondo i piani, e va bene così. Se potessi tornare indietro, non cancellerei nulla, perché questi mesi, anche se difficili, mi hanno aiutata ad arrivare dove sono ora, ad apprezzare ciò che ho e che sto costruendo. Mi piace scienze politiche, sento che è ciò che mi appassiona, anche se altri mi hanno messo in dubbio, io so qual è la verità e adesso credo in me stessa, è tutto ciò che conta. Se mi chiedono di uscire, dico di sì, anzi, propongo io le uscite. Se ho un problema, ne parlo, non lo tengo più dentro lasciando che mi divori.
Avrei potuto affrontare tutto diversamente, è vero, mi sono lasciata travolgere. Ma ora sto piano piano riprendendo in mano la mia vita e mi sforzo di fare del mio meglio, sapendo che ciò che è giusto per me non deve esserlo per tutti, e viceversa. Bisogna essere meno duri con noi stessi in questi momenti delicati e capire quali sono le nostre necessità, senza essere influenzati dal resto, anche se è complicato.
Non voglio spaventare nessuno con questo articolo, soprattutto chi si troverà presto a varcare la soglia di un nuovo capitolo, solo farvi capire che la vostra esperienza non è sbagliata perché non è uguale a quella di chi vi circonda o perché non è come ve la aspettavate. Datevi tempo, non siete soli, io ci sono passata.
Per citare la mia scrittrice amata Taylor Swift: “La vita può essere pesante, soprattutto se proviamo a portare tutto il suo peso sulle spalle in una volta sola. Parte del crescere e dell’iniziare nuovi capitoli della nostra vita si basa sul prendere e rilasciare: decidi cos’è tuo da tenere e lascia andare il resto.”
ECCO I MIEI CONSIGLI SULLA SCELTA DELL’UNIVERSITA’ PIU’ ADATTA A TE (IN BASE ALLA MIA ESPERIENZA)
- Se non sai da dove partire, inizia andando per esclusione, ci sono sicuramente materie che negli anni avrai studiato con meno piacere, scartale e concentrati sul resto
- Partecipa agli open days e alle giornate di orientamento, ci sono tanti professori universitari con cui poter parlare ma soprattutto potresti trovare ragazzi che già frequentano l’università e che ti possono offrire il loro punto di vista da studenti sulle diverse facoltà
- Esercitati con i tolc e prova a sostenere alcune prove ma non metterti fretta, a meno che ciò che ti interessi sia una facoltà a numero chiuso, quelle a numero aperto accettano i tolc anche tempo dopo aver effettuato l’iscrizione
- Non farti influenzare da nessuno, soprattutto dalla famiglia, quello che si ritroverà all’università a studiare sarai tu, non gli altri
- Parla con i professori del liceo, ti hanno seguito nel tuo percorso scolastico e nessuno meglio di loro può darti un consiglio oggettivo e professionale conoscendo sia le tue competenze che le tue abilità
- Informati bene sui quali sono i corsi che costituiscono i piani di studi che potrebbero interessarti perché possono cambiare da un’università all’altra, vai sui siti università e leggi le pagine di presentazione delle facoltà
- Ultimo ma non per importanza, non aver paura di sbagliare, la maggior parte di noi non sa davvero cosa lo aspetta finché non c’è dentro, se ti capita di renderti conto che forse la scelta compiuta non è quella più adatta a te, puoi cambiare in qualsiasi momento!