Scuola in subbuglio a Livorno: “Non investono più sul nostro futuro”

L’urlo degli studenti scesi in piazza contro i tagli all’istruzione e per difendere il diritto allo studio

 di Alice Morelli

Livorno – Il 6 febbraio si è tenuta una manifestazione che ha visto scendere in piazza tutte le scuole della provincia livornese. 

Noi studenti portiamo avanti le stesse rivendicazioni ormai da anni – spiegano gli studenti – e le risposte che abbiamo chiesto nel corso del confronto con le istituzioni non sono ancora arrivate.

I tagli all’istruzione che il Governo ha attuato, in particolare durante questo anno scolastico, si riflettono nelle nostre scuole in modo evidente. 

Le risorse destinate agli educatori scolastici incaricati di affiancare gli alunni con disabilità risultano insufficienti. A partire dal mese di dicembre, molti hanno ridotto il proprio orario lavorativo e nei prossimi mesi potrebbero perdere completamente il proprio lavoro. 

Questo, non solo ha un impatto disastroso per chi svolge questa professione, ma lede il diritto allo studio per chi ha un reale bisogno di supporto, che si trova senza i necessari sostegni. 

Un altro aspetto che emerge a causa dei tagli all’istruzione è quello delle forti problematiche infrastrutturali, con riflessi negativi per la salvaguardia della salute e sicurezza di tutti gli utenti. La maggior parte delle scuole, per non dire la totalità, presenta condizioni inaccettabili: dalla mancanza di locali igienici funzionanti o in numero inadeguato, alle infiltrazioni negli infissi, ai cedimenti strutturali, alla mancanza di spazi, alle aule senza riscaldamento funzionante, fino ad arrivare alla mancanza di manutenzione o interventi ordinari per l’assenza di finanziamenti da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito e poi a sua volta delle Province. 

Gli interventi del Governo, infatti, confermano che c’è un’assoluta mancanza di prospettiva, da una parte verso il futuro e dall’altra una ancor più grave irresponsabilità per quanto riguarda gli aspetti legati alla prevenzione e sicurezza delle persone che frequentano la scuola (non solo gli studenti, ma anche il personale docente e ata). 

La crescita e lo sviluppo del Paese passa attraverso azioni concrete che interessano vari ambiti della vita del cittadino e tra questi anche l’educazione e la scuola, da troppo tempo ormai principi come istruzione, salute, sicurezza risuonano nei Palazzi senza trovare un’adeguata realizzazione. Purtroppo abbiamo avuto l’ennesima conferma che le richieste di noi studenti sono le stesse da anni perché senza ancora una risposta. 

Questa situazione non ci toglie la volontà di continuare a batterci, per affermare il nostro diritto allo studio. 

Quando sentiamo parlare persone che per il ruolo che ricoprono dovrebbero intervenire in maniera più incisiva, sembra di ascoltare cosa Aristotele scriveva riguardo ai giovani nella Retorica (IV secolo a.C.): «I giovani sono magnanimi; poiché non sono ancora stati umiliati dalla vita, anzi sono inesperti delle ineluttabilità, e il ritenersi degni di grandi cose è magnanimità: e ciò è proprio di chi è facile a sperare (…). Essi credono di sapere tutto e si ostinano al proposito; questa è appunto la causa del loro eccesso in tutto». 

Se l’attitudine della maggior parte delle istituzioni è il procrastinare, noi studenti, come giovani, abbiamo l’attitudine ad agire non per l’eccesso di cui parla Aristotele, ma per fermare un disagio generazionale le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Il vero risultato sarebbe quello di non arrivare a scendere in piazza, ma raccogliersi intorno a un tavolo e definire gli interventi possibili con senso di responsabilità e onestà intellettuale.
Il nostro fine ultimo è quello di un mondo dove risulti più semplice potersi esprimere e realizzare ciascuno il proprio progetto di vita, nei limiti del rispetto e dei principi morali, senza dover quotidianamente lottare per affermare la presenza di condizioni che dovrebbero essere garantite, se non addirittura potenziate.
Le istituzioni, prima di essere tali, sono genitori, figli, ex studenti che si stanno voltando di
fronte al grido di sofferenza di intere generazioni, dimenticandosi che quel grido prima era il
loro.


“quod tu es, ego fui; quod nunc sum, et tu eris”
(ciò che tu sei, io fui; ciò che ora sono, anche tu sarai)

L'autrice / autore

foto di Alice Morelli
Nata e cresciuta a Livorno, scrivo di me, di chi mi circonda, di chi o cosa vorrei o non vorrei che mi circondasse.
Amo il giornalismo, quello che cerca di farsi portavoce di ciò di cui è meglio non parlare.