di Giada Scarpa
Immaginate di star camminando per strada quando notate un ragazzo che si avvicina e decide di rubarvi il portafoglio. Volete difendervi, ma non appena lo fate, vi punta in faccia un coltello, minacciandovi. Un gesto che non riuscite a comprendere, cominciate a odiare, a chiedervi perchè, a farvi domande, e magari vi date delle colpe: poca attenzione, mai la testa sulle spalle, ecc. Quante volte sentiamo fatti di cronaca come questi? Per quanto vigili possiamo essere, succedono cose imprevedibili, spiazzanti, che non sappiamo capire né tantomeno gestire.
Per una volta proviamo a rovesciare la prospettiva e a cercare di entrare nella mente di chi aggredisce, di chi, come in questo caso, attacca un ragazzo per rubargli un suo oggetto personale. Ne parliamo con Elisa Cornioli, una psicoterapeuta che si occupa sia degli adolescenti che degli adulti.
Schematizzando il discorso, cosa si innesca nella mente del carnefice? Cosa succede?
E’ impossibile dare una sola risposta, ma possiamo provare a identificarne alcune. Il più delle volte, intanto, chi commette atti di violenza non si rende minimamente conto del male che provoca. Può esserci dietro una forte frustrazione, talmente acuta da offuscare la sua mente, da impedirgli di vedere l’altra persona come un essere umano e quindi facilitando il comportamento violento. Non è nient’altro che un meccanismo di difesa attraverso cui l’individuo riduce le sue emozioni, diventando impermeabile al dolore altrui. E’ un fenomeno che viene definito come desensibilizzazione emotiva. Nella psicologia sociale viene spesso usata per definire il concetto di disumanizzazione.
Quali sono i motivi per cui una persona diventa violenta? Cosa può esserci dietro?
E qui siamo alla risposta: il contesto sociale o culturale in cui è maturato. Se per esempio fin da bambino è cresciuto con un padre violento, o in una famiglia assente/aggressiva, i comportamenti violenti possono esserne una conseguenza.
E come si affrontano questi problemi?
Gli interventi per affrontare il comportamento violento seguono diverse strategie: in primo piano c’è l’educazione, partendo già dalle elementari, dove si può affrontare queste problematiche in modo semplice, efficace, adatto a dei bambini: la prevenzione, infatti, non riguarda solo gli esperti, ma anche e soprattutto chi non è mai stato educato ad affrontare temi come questi, a partire dalle scuole. Per far capire le conseguenze dei comportamenti aggressivi, e quindi prevenirli, bisogna abituare le persone a riflettere.
Quindi, lei cosa consiglia?
Il più delle volte, chi commette atti di violenza non si rende minimamente conto del male che provoca, ed è per questo che consiglio di intervenire sia sul piano psicologico che psichiatrico, per aiutare queste persone a riconoscere e modificare i propri comportamenti. Per affrontarli è fondamentale offrire un supporto per traumi passati e un sostegno continuo. La partecipazione a gruppi di supporto sarebbe davvero l’ideale, poiché offre a queste persone una piattaforma per la condivisione delle esperienze e il sostegno reciproco (combinato a: educazione, consapevolezza, educazione tra pari).
Crede che attuando queste strategie si possa cambiare il comportamento di chi commette reati?
Ci sono persone che non hanno mai avuto amore, che sono dovute crescere da sole, senza una figura familiare, con la sola esperienza che si sono fatta da sole: i miracoli non esistono, ma credo che cambiando prospettiva nei loro confronti si possa aiutarle a venire fuori dalla spirale della violenza.
L'autrice / autore
Nata a Poggibonsi (Si), ma cresciuta tra quelle che erano e sono le campagne della Val d’elsa, ovvero, Barberino! La scrittura non l’ho mai percepita come una vocazione, come chi ritrova la fede in se stesso, ma piuttosto un “marchio” che già possedevo fin dalla nascita.Quest’ultimo mi ha permesso di arrivare dove sono adesso, a scrivere: per promuovere, far progredire la cultura e allontanare la disinformazione; far vedere al mondo quanto la scrittura sia efficace (in quella che è la mia missione) tra le parole che si creano.


