di Caterina Cammarata
Lunedì 22 settembre 2025, in Italia si sono svolti numerosi cortei per il riconoscimento dello stato palestinese e la fine del genocidio a Gaza. Alla vigilia della riunione delle Nazione Unite a New York, e proprio mentre moltissimi stati, quali la Francia, la Spagna e persino l’Australia e la Gran Bretagna, storiche alleate dello stato di Israele, riconoscevano la Palestina come stato, numerose città italiane hanno visto i loro cittadini scendere in piazza nella mobilitazione più grande degli ultimi anni.

Le manifestazioni si sono tenute in circa 70 città lungo tutto lo stivale, da Milano a Bergamo, a Padova, a Genova, a Firenze, a Pisa, a Livorno, a Piombino, a Grosseto, a Bari, a Cosenza, a Caltanissetta, a Napoli, senza contare i numerosi paesi in cui studenti e lavoratori hanno fatto sentire la loro voce. In totale, si conta che siano scese in piazza decine di migliaia di persone in una manifestazione pacifica a cui hanno partecipato anche famiglie, nonni con i nipotini, bambini delle scuole primarie e delle secondarie di primo grado, e pressoché tutte le categorie dei lavoratori, dagli insegnanti ai lavoratori teatrali e persino alcuni detentori di attività in proprio. Non sono mancati alcuni episodi di violenza, come quelli di Milano, in cui ci sono stati disordini alla stazione Centrale, a Torino, in cui è stata bloccata la A4, o a Brescia, dove è stata occupata l’autostrada, e ci sono stati scontri in cui sono state lanciate delle bottiglie.
In varie città portuali sono stati occupati i porti per impedire che venissero inviate armi a Israele. La prima città a bloccare il porto è stata Livorno alle 6:00 di mattina, seguita da Genova, Venezia, Salerno e molte altre.
Mentre i media italiani si concentrano sui pochi che hanno avuto comportamenti trasgressivi, all’estero sono girate immagini di fiumi di persone nelle piazze e nelle strade, e queste immagini sono giunte fino a Gaza e hanno ridato un po’ di speranza alle vie distrutte.
In quella marea di persone, e in quelle che sono rimaste a guardare un movimento generazionale, c’erano anche numerosi ragazzi e ragazze come noi. Seguono due commenti abbastanza rappresentativi delle reazioni degli studenti
Nicoletta, ragazza che ha manifestato per Gaza.
Nonostante molti di noi siano ancora dell’idea che manifestare sia inutile poiché farlo non cambierà le cose, io oggi ho scelto di manifestare perché credo invece che sia essenziale il contributo di ognuno di noi per porre fine all’indifferenza nei confronti di questo genocidio. Credo infatti che iniziative di questo tipo debbano essere nuovamente organizzate fino a quando non ne sentiremo più il bisogno, ovvero fino a quando non parleremo finalmente di pace.
Chiara, ragazza che ha deciso di non manifestare per Gaza.
Non sono andata perché ho guardato le previsioni e dava davvero brutto tempo e non pensavo che valesse la pena di rischiare di rimanere bloccati lontano da casa per una manifestazione a cui probabilmente hanno partecipato numerosi studenti solo perché non avevano voglia di andare a scuola.
Il 22 settembre 2025 si è scritta la storia della più grande manifestazione di questo Paese da decenni, in una mobilitazione che ha visto, dalla stessa parte della barricata, studenti e docenti, operai e padroni, famiglie con bambini.
Tutti insieme, per cercare di salvare Gaza.
L'autrice / autore
Il cielo. Il mare. In mezzo, un lembo di terra. Circoscritto. Inscritto nel mondo. Qui vivo io, all’isola d’Elba, in un paesino in cui le case variopinte si fondono col mare creando un’ unica meraviglia e in cui, se si presta attenzione, si può sentire il respiro dei pini. In questo posto un po’ magico ho imparato ad amare: la lettura, il teatro, l’Uomo, la scrittura. Un giorno mi sono detta: perché non scrivere qualcosa di importante, di importante per gli altri? Perché non scrivere qualcosa che possa cambiare il mondo?