Il mondo in una stanza: il fenomeno degli Hikikomori

di Chiara Scarselli

 “Siamo come Hikikomori

Che si amano a distanza

   E si cercano di notte 

   Tra le crepe della stanza” 

(Hikikomori- Pinguini Tattici Nucleari)

Sono le parole di una canzone dei Pinguini Tattici Nucleari, famosa band italiana, che, nel loro testo, menzionano una parola estranea a molti, “Hikikomori” . Ma cosa vuol dire? Chi sono gli Hikikomori?

Il termine deriva dal giapponese e significa letteralmente “stare in disparte” o “staccarsi”, e quindi descrive perfettamente questa “sindrome”: un hikikomori è una persona che decide di limitare o ridurre la propria vita sociale, certe volte anche per anni. Rinchiusi nella propria abitazione, evitano qualunque tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta anche con i familiari. Una scelta che può essere indotta da fattori personali e sociali di varia natura, tra cui la grande pressione verso l’autorealizzazione e il successo a cui l’individuo è sottoposto nella società giapponese fin dall’adolescenza.

Gli Hikikomori sono soprattutto giovani di sesso maschile (70-90% dei casi) tra i 14 e i 30 anni. Le indagini ufficiali condotte finora dal governo giapponese hanno identificato 1 milione di casi. Il termine viene utilizzato per descrivere appunto coloro che si rifiutano di lasciare le proprie abitazioni e lì si isolano per un periodo superiore ai sei mesi, ed è stata stilata una lista di criteri diagnostici utili a inquadrare i soggetti che possano rientrare in questa definizione. Il termine fu coniato dallo psichiatra Tamaki Saitō, quando cominciò a rendersi conto della sintomatologia comune a un numero sempre crescente di adolescenti. Ma sebbene cominci da giovani, la sindrome tende a diventare cronica, rischiando di durare per tutta la vita.

In Italia, soprattutto a seguito della pandemia che ha estremizzato il problema, l’attenzione nei confronti del fenomeno sta aumentando. Nel nostro paese non ci sono ancora dati ufficiali, ma si stima ci siano circa 100.000 casi. Oltre all’isolamento sociale gli hikikomori soffrono di depressione e di comportamenti ossessivi-compulsivi, e di alcune fobie, come quella di essere sporchi. 

Il loro stile di vita è caratterizzato da un’inversione del ritmo sonno-veglia, dove spesso le ore notturne vengono passate a dedicarsi a delle attività tipiche della cultura giapponese, come la passione per il mondo manga e, soprattutto, la sostituzione dei rapporti sociali diretti con quelli mediati via Internet. Può sembrare un paradosso, ma mentre rifiutano i rapporti personali fisici, queste persone possono passare gran parte del loro tempo intrattenendo relazioni sociali sul web, dalle chat fino ai videogiochi online. Si tratta però del10% dei casi, tutti gli altri spendono il tempo leggendo o girovagando per la propria stanza. 

COSA DICE LO PSICOLOGO ESPERTO

Sorge spontanea la domanda: cosa spinge una persona, soprattutto adolescente, a rifuggire dalla vita sociale?

Ecco cosa dice Marco Crepaldi, psicologo, autore di un libro dedicato a questo fenomeno “Alla base c’è un disagio adattivo sociale – spiega – Non si può dire che Hikikomori sia uguale a fobia sociale, perché se è vero che negli Hikikomori c’è spesso una paura del confronto con l’altro, una paura che può diventare molto pervasiva, questo non basta a tenere l’Hikikomori chiuso per anni all’interno della propria stanza, o comunque c’è qualcos’altro che viene a innescarsi”. Successivamente alla chiusura in casa, scatta una valutazione negativa della società. “Il fatto che non riesca a trarre benefici dalle relazioni e a stare bene con gli altri – fa capire lo psicologo – mi porta a costruirmi una sorta di corazza, fatta anche di orgoglio, che finisce per giustificarmi e che mi spinge a dire “ecco, io mi isolo perché gli altri non riescono a darmi quello che vorrei”. E ancora: “Alla base degli Hikikomori ci sono anche motivazioni razionali che magari hanno basi di verità, ma che sono portate talmente all’estremo da finire per risultare fallaci, esagerate nel loro approccio e nella soluzione che si trova per ovviare il problema. La paura è uno dei motori alla base del fenomeno; molta della loro inibizione sociale, della loro difficoltà caratteriale a relazionarsi con gli altri nasce spesso da una paura irrazionale, dell’essere giudicati dagli altri”.

Vi sono altre possibili cause individuate, tra cui quella che gli Hikikomori possano essere influenzati dai disturbi che colpiscono l’integrazione sociale per via delle pressioni sociali e culturali riscontrabili in Giappone. L’Hikikomori potrebbe essere quindi incarnare una forma di resistenza alla pressione verso l’autorealizzazione e il successo personale molto presente nei ragazzi giapponesi già dalla scuola media, dove è essenziale che siano eccellenti negli studi e nella professione. In questa cultura viene vissuto come un gran fallimento da parte della famiglia se un figlio non riesce a seguire un preciso percorso all’università e poi nel mondo del lavoro; il percorso di vita degli adolescenti giapponesi deve essere preciso e lineare, e non esistono altri modi per soddisfare le aspettative pre-imposte dalla società: non soddisfarle significa fallire totalmente. 

A questo punto, può capitare di fare un paragone tra Eremiti e Hikikomori, ma ciò è tecnicamente sbagliato, poiché la figura dell’eremita cerca nell’isolamento più estremo una strada spirituale, mentre l’Hikikomori rimane immerso nella società e in tutti i suoi agi (tipo la tecnologia), anche se per varie ragioni si isola.

Ma quali possono essere i campanelli d’allarme per individuare i sintomi di questo fenomento e per cercare di intervenire prima che sia troppo tardi?

In primis – spiegano gli esperti – c’è il rifiuto da parte del/la ragazzo/a al seguire delle attività extrascolastiche, come sport o uscite con gli amici. Successivamente c’è un rifiuto verso la scuola, e da qui in poi tendono, progressivamente, a isolarsi definitivamente, senza uscire più dalla propria stanza e senza voler neanche più vedere i propri genitori.

Sebbene molti possano pensare che tutto ciò abbia conseguenze solo sull’aspetto psicologico degli individui, in realtà l’isolamento comporta vari problemi anche alla salute fisica e sull’alimentazione della persona, che vengono entrambe trascurate. È molto probabile anche il rischio di sviluppare comportamenti come l’autolesionismo e l’abuso di sostanze, con la finalità di farsi del male, dal momento che si odia la propria vita; perdendo contatto con la realtà, poi, aumenta il rischio di sperimentare disturbi dissociativi e ossessivo compulsivi. Un recente studio giapponese ha individuato che ci sono dei biomarcatori maggiormente presenti nei soggetti Hikikomori rispetto alle persone sane, probabile conseguenza dell’isolamento prolungato, fonte di grandi disagi psicologici, ansia e stress. Per questo motivo, i biomarcatori possono solamente fornire un’indicazione sulla gravità della situazione e, magari, anche sul come il trattamento psicologico e psichiatrico stiano procedendo.

In conclusione, possiamo dire che il fenomeno degli Hikikomori, sebbene poco conosciuto, sia molto importante ed estremamente invalidante per chi ne soffre, per cui è molto importante cercare di fare informazione e sensibilizzare sul tema, anche per poter aiutare chi ne soffre a trovare una via d’uscita. Gli Hikikomori sviluppano infatti una “perdita di senso” e quindi non si sentono invogliati a “guarire”, non trovano motivo per affrontare le loro paure (come il confronto con gli altri) e per stare nella società. Per questo è importante informarsi, così da poter aiutare chi ci sta attorno, rivolgendoci a lui/lei con uno sguardo comprensivo, e non giudicante.

L'autrice / autore

Sono una grande amante della musica (come penso si possa notare) e dell’arte in generale: amo tutte le manifestazioni del proprio mondo interiore e dei propri pensieri, e credo che l’arte in questo aiuti tanto perchè non dà limiti e non fa distinzioni