C’è chi muore di tumore e chi di…lavoro

“Nessun profitto vale una vita umana”. Interviste a caldo fra la gente dopo il terribile incidente nel cantiere di Firenze costato la vita a 3 operai

di Caterina Cammarata

L’articolo 23 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo afferma: “Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione”.

L’articolo 3 recita: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”.

Ora, ciascun articolo non dovrebbe escludere l’altro. Tuttavia non è successo il 2 gennaio 2024 – per esempio – il 18 gennaio 2024 e il 16 febbraio 2024.

Come si può vivere senza un lavoro che ci permetta di sostenere tutte le spese che ci consentono di condurre una vita legale e dignitosa?

Come si può lavorare, se si è morti sul posto, schiacciati da un trave e avvolti nel cemento come le mummie egizie nel bitume? Questo succedeva il 16 febbraio, giorno in cui hanno perso la vita tre operai, tra cui Luigi Coclite, di anni 60. In via Mariti, a Firenze, in un cantiere del supermercato Esselunga, a causa della rottura di un trave o di un dente di pilone, è crollato un solaio, che ha trascinato i due che lavoravano nel piano sottostante. Gli operai che lavoravano al terzo piano non si sono potuti salvare.

Molti, a cominciare ovviamente dai sindacati, che hanno indetto uno sciopero poco dopo la tragedia, si chiedono quanto siano garantiti in Italia i diritti sanciti dall’articolo 3 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo in relazione a quanto detto nell’articolo 27.

E sorgono dubbi anche riguardo alla disponibilità dello Stato di ascoltare le voci dei suoi cittadini.

Cosa ne pensano gli italiani? Ecco alcune testimonianze raccolte:

David, 48 anni, professore

Il mio lavoro si sta naturalizzando. Ci stanno trasformando in impiegati burocrati, a danno di ciò per cui avevo scelto questo mestiere, cioè l’Umanità. E la scuola è sempre più un luogo in cui si insegna a rispettare le regole per paura delle punizioni, e sempre meno un posto speciale per educare e formare. Arrivano milioni di euro per favorire la digitalizzazione e le intelligenze artificiali, così gli alunni possono apprendere tutto tramite Pc. Ma non ci sono soldi per le arti espressive, ideali per l’inclusione e, quindi, non c’è cura per la disabilità e gli alunni non italofoni.

Augusto, 71 anni, ex operaio meccanico sulle navi

I subappalti sono la rovina, la sicurezza è fondamentale. Sul lavoro bisogna stare attenti per la propria incolumità, basta niente per cadere giù da un ponteggio. Buona parte della colpa è dei capocantieri o, comunque, dei proprietari perché, per ragioni economiche, mettono fretta agli operai. Il problema principale è la fretta. 

Gli scioperi servono a poco, servirebbe che lo Stato e le ditte fossero più seri.

E’ inconcepibile lavorare anche la domenica e oltre l’orario di lavoro, sia dal  punto di vista fisico che morale. Ecco perché succedono le sciagure.

I primi scioperi erano portati avanti dagli schiavi, che poi erano picchiati e torturati per ciò che spettava loro.

Nadia, 60 anni, libraia

Io faccio parte della generazione in cui lo statuto dei lavoratori valeva ancora qualcosa. Non dico che non succedessero queste cose, ma di meno. Chiaramente c’era più attenzione verso il lavoro e i lavoratori. Oggi manca l’attenzione verso gli altri.

Edmondo, 74 anni, ex comandante 

Il diritto allo sciopero è sacrosanto perché è l’unica arma che hanno i salariati per difendersi. Prima c’era la Carta dei lavoratori che diceva i loro diritti e doveri. Alcuni degli operai dell’incidente di Firenze non risultavano neanche essere in Italia, non sapevano svolgere il loro mestiere, non si può mandarli a lavorare in queste condizioni. Pretendono il rispetto dei diritti. Nessuno li difende, nessuno. Che arma hanno se non lo sciopero?

Angela, 53 anni, negoziante

Chi assume la gente e non fa tutte le cose che dovrebbe merita la prigione, anzi no, la pena di morte.  L’operaio ha tutti i diritti e lavora per mantenere la sua famiglia. Sì sì, lo sottoporrei alla pena di morte.

Ho paura che gli scioperi in Italia non servano a niente, però penso che per una buona causa ne valga la pena, lo farei anch’io. Bisogna fermare una città come i trattori hanno fatto a Roma, se scendono venti persone nella piazza di un paesino è inutile.

Anna, mezza età, tabaccaia

La sicurezza non è sufficiente perché le normative ci sono ma non vengono rispettate. Il diritto di scioperare è fondamentale.

Ariella, 74 anni, casalinga

Ci sono voluti anni per ottenere il diritto a scioperare. Va mantenuto e regolamentato.

Giorgio, 46 anni, sacerdote

Non ho diritto allo sciopero, anche se lavoro sempre, perché non ci si stanca mai di servire Dio, anche nelle situazioni peggiori. Ritengo che il diritto allo sciopero sia sacrosanto, anche se non deve essere troppo lungo.

Laura, 72 anni, ex impiegata ed insegnante di inglese

L’Italia si deve fermare per gli scioperi, dobbiamo morire di fame. Se si potesse farsi sentire per i propri diritti in un altro modo mi andrebbe bene, ma l’unico modo è questo.

Rita, 50 anni, cameriera

Gli scioperi non devono essere strumentalizzati dalle associazioni di categoria (come la Cisl e la Uil) per portare avanti pensieri che non sono dei lavoratori. Lo sciopero non ha più la valenza di un tempo, adesso porta avanti la bandiera dei sindacati. E’ bene che ci sia quando lo Stato e le associazioni di categoria non rappresentano i lavoratori.

Elena, 31 anni, gelataia

Il lavoro è tale quando si ha la libertà di esercitarlo con il rispetto fra datore e dipendente.

Non ho mai preso parte ad uno sciopero, ad essere onesta, perché non ho mai avuto né occasione né motivazione, ma se ne sentissi il bisogno lo farei.

Anna, 73 anni, casalinga

Le casalinghe lavorano tutta una vita senza essere retribuite. Lo Stato si lamenta della pensione sociale e poi non riconosce ai lavoratori i loro diritti. Questo, soprattutto in passato, faceva sì che le donne dipendessero economicamente dall’uomo, e ciò creava disparità.

Per me, tutte le giovani casalinghe, che hanno ancora un futuro davanti, dovrebbero scendere in piazza e protestare affinché i loro sforzi vengano riconosciuti come tali e, per questo, retribuiti, così da sfatare un vecchio mito e far sì che in Italia soffi una ventata d’aria fresca.

Ester, 45 anni, proprietaria di un B&B

In Italia ci sono molte regole sulla sicurezza, regole che negli anni sono aumentate; bisognerebbe effettuare più controlli, soprattutto per i lavoratori in nero e per l’edilizia. 

Il diritto allo sciopero è fondamentale, ma a volte ha poco senso poiché ce ne sono moltissimi ma troppo dispersivi, con molti argomenti diversi messi insieme, questioni che non possono essere risolte dal governo oppure insignificanti.

Sofia, 17 anni, rappresentante degli studenti, presidente del PRST

Ci sono momenti in cui gli studenti soffrono per qualcosa, un problema per il quale protestare e manifestare. Le autogestioni e le occupazioni servono per avvertire le istituzioni del loro disagio. Anche gli studenti corrono talvolta dei rischi sul lavoro durante le ore di PCTO.

L'autrice / autore